Le tecnologie del digitale permettono alle strutture ospedaliere di costruire ambienti e processi in cui le necessità, cliniche e non solo, dei pazienti sono sempre gestite in maniera ottimale e tempestiva.
Autore: f.p.
La Smart Health, e in generale il futuro prossimo della Sanità, non è fatta semplicemente dell'integrazione, a vari livelli, di diverse nuove tecnologie collegate alla digitalizzazione. Anche se questa evoluzione è importante e certamente d'effetto, un passaggio altrettanto rilevante è di metodo: mettere il paziente sempre più al centro delle scelte tecnologiche fatte dagli ospedali e dalle altre strutture assistenziali e cliniche.
Intendiamoci, da un punto di vista concettuale il paziente è sempre stato al centro dell'attività ospedaliera, ovviamente, ma la visione in questo caso è diversa. Il paziente non è più solo un fruitore dei processi e delle tecnologie implementati in cliniche e ospedali, come lo sono anche i medici e il resto del personale. Diventa piuttosto il “criterio” fondamentale in base al quale si fanno scelte tecnologiche, di processo, progettuali. Anche a livello di organizzazione degli spazi e dei flussi di lavoro che circondano il paziente stesso.
"Quello che potremmo definire ‘paziente-centrico’ è un modo di pensare che in realtà abbiamo implementato già da diversi anni - spiega Tiziano Pigozzi, Key Account Manager Patient System Ascom UMS - e in particolare dalla pandemia Covid, che ha fatto un po' da spartiacque nel modo di gestire e di organizzare spazi e modelli ospedalieri". Accelerando una evoluzione che vede la tecnologia del digitale assumere un ruolo sempre più importante, anche se non sempre evidente.
L'ospedale resta peraltro il luogo "emergenziale" - per così dire - dove restare il meno possibile, ma in generale si è compreso che qualsiasi percorso di cura, anche breve, diventa più efficace se il paziente viene messo nelle condizioni di degenza migliori possibili. Il che significa anche porre al centro delle scelte di gestione non solo i bisogni terapeutici in sé ma anche altri, che riguardano la qualità della vita del paziente e della sua cerchia familiare.
Questo approccio si sta diffondendo a livello globale e si concretizza in molto modi, alcuni dei quali possono persino risultare sorprendenti per chi pensa ancora all'ospedale tradizionale. Pensiamo ad esempio alle "smart working room" che in alcune strutture vengono create vicino alle stanze dei pazienti, in modo che i loro familiari possano passare diverse ore, anche lavorando da remoto, nell'ospedale.
In questa evoluzione, spiega Pigozzi, la direttrice oggi è "costruire soluzioni tecnologiche che siano disegnate intorno al paziente, per attivare e gestire tutti i processi che contribuiscono a soddisfare le sue necessità". È per questo che oggi si parla sempre più di sistema-paziente, o Patient System: un complesso di tecnologie, funzioni e dispositivi per la gestione dei workflow operativi e informativi ospedalieri, con il paziente al centro e come parte attiva.
Le tecnologie che si possono implementare in questa logica sono sempre più spesso di tipo Internet of Things. Per varie ragioni - anche di pragmatismo e di sicurezza – gli ospedali non hanno mai cercato di essere all'avanguardia delle tecnologie, al di fuori degli ambiti strettamente clinici e terapeutici, ma "oggi l'interesse per le nuove tecnologie è molto alto - spiega Pigozzi - sia per il diffondersi di una nuova visione dell'ambiente ospedaliero, sia perché la digitalizzazione estesa aiuta ad ottimizzare le risorse e il personale a disposizione".
Certo il rinnovamento tecnologico di strutture ospedaliere anche molto articolate non è sempre semplice. Come spiega Pigozzi: "Quando si tratta di strutture nuove si può pensare sin da subito all'infrastruttura tecnologica, a partire semplicemente da come e dove abilitare la connettività per condividere dati e informazioni. Negli ospedali esistenti, che sono il 70% circa delle strutture con cui lavoriamo, l'introduzione delle nuove tecnologie deve invece, per forza di cose, essere graduale e poco invasiva".
Anche per questo Ascom UMS ha arricchito di funzioni "smart" tutte le sue piattaforme, in modo che un generico ospedale possa adottare un modello in stile Patient System anche gradualmente, senza per forza trasformare di colpo le stanze dei pazienti in "smart room" in cui tecnologie IT, OT e medicali si integrano e collaborano fra loro.
È l'approccio che ad esempio è stato seguito per Telligence, che definire come sistema di chiamata infermieri oggi è riduttivo. La sua funzione di base è ancora quella, ma la piattaforma è in realtà una vera e propria soluzione di comunicazione e collaborazione, integrabile con una ampia gamma di altre componenti software e hardware. L'obiettivo è ancora una volta migliorare la gestione dei processi e dei workflow che hanno al centro il paziente, anche per quelle necessità "comuni" che dal punto di vista medico non sono importanti ma che invece lato paziente fanno, a livello di benessere, la differenza.
La visione di Ascom UMS è in ogni caso trasversale: "Dal nostro punto di vista, e per le nostre soluzioni, il diffondersi di ambienti e soluzioni spiccatamente IoT è un passo in più in un percorso evolutivo delle strutture ospedaliere, che ha già visto da un lato la digitalizzazione e l'integrazione dei dispositivi medici e, dall'altro, l'affermarsi di un modello più moderno, stile IT aziendale, per la raccolta, la gestione e l'analisi dei dati relativi ai pazienti", sottolinea Pigozzi.
In questo senso Telligence ha un ruolo preciso e rientra in una architettura integrata più ampia che comprende - anche, non solo - Digistat per la digitalizzazione e la gestione dei dati clinici, Unite per la parte di comunicazione e collaboration, Ofelia per la gestione di allarmi e flussi di lavoro. Ofelia in particolare si integra con i sistemi IoT e mette la sua capacità di raccogliere dati ed eventi dalla sensoristica di terze parti - anche grazie alla expertise di integrazione software propria di Ascom UMS - al servizio del mondo ospedaliero "smart", portandovi le esperienze già maturate, ad esempio, in ambito industriale e di building automation.
Il ruolo che l'Internet of Things e la sensoristica possono giocare nelle strutture ospedaliere è infatti molto ampio e va oltre la parte strettamente clinico-medicale. "L'obiettivo - spiega Pigozzi - è integrare le piattaforme ospedaliere con qualsiasi sensoristica e gestirne le relative informazioni su, ad esempio, temperatura, illuminazione e stato di sicurezza della stanza di un paziente. Così si possono attivare, secondo necessità, alert e workflow che spaziano dal variare l'illuminazione ad avvisare il personale tecnico di un guasto o un malfunzionamento, sino a scenari complessi come gli allarmi antincendio".
Tutto ciò che è "smart" comporta una grande mole di dati da gestire e questo, in ambito ospedaliero, impone una notevole attenzione su che tipo di informazioni si raccolgono e si gestiscono, chi può consultarle e con quali privilegi, a quale scopo. Le normative e le best practice non mancano, ma metterle in pratica caso per caso non è mai banale.
Come sottolinea Pigozzi, "Serve creare tutte le condizioni per condividere correttamente il dato: condizioni che sono tecniche ma anche organizzative e di metodo. Poi c'è ovviamente la questione della compliance, sulla quale però siamo ben preparati". Il riferimento è al fatto che tutta la Ascom Healthcare Platform rispetta la normativa europea Medical Device Regulation 2017/45, che definisce ambiti e requisiti d'uso per i software come dispositivi medici.