La Smart Agriculture “concreta” di xFarm

Non c’è Smart Agriculture senza tecnologie, ovviamente, ma l’approccio di xFarm è decisamente pragmatico: una soluzione trasversale ma anche aperta, incentrata soprattutto sulla semplicità e sul dare risposte immediate alle necessità degli agricoltori.

Autore: f.p.

Uno dei principali freni alla digitalizzazione del settore agroalimentare è sempre stato rappresentato da una sensazione di eccessiva difficoltà da parte della classica azienda agricola italiana, che spesso percepiva - e percepisce ancora - le piattaforme sul mercato come lontane dalle proprie concrete necessità. Non dovrebbe essere il caso di xFarm, perché la società nasce proprio dalla ricerca di uno dei suoi co-fondatori - Matteo Vanotti - di una soluzione tecnologica per gestire l’azienda agricola di famiglia.

Matteo - spiega Flavio Cozzoli, Chief Digital Officer di xFarm - si è scontrato con un problema diffuso: gestire i dati critici di una azienda agricola in una maniera che andasse oltre la classica tenuta dei registri cartacei. Voleva una soluzione che permettesse di registrare i dati e fare reporting, per poter avere una visione più precisa dell’andamento annuale e stagionale delle coltivazioni. Da qui l’idea di svilupparla direttamente e, poi, di aiutare aziende agricole come la sua. Nel tempo, l’idea di xFarm si è evoluta fino a diventare quella di digitalizzare le aziende agricole in un approccio end-to-end”.

Complessità da gestire

Messa così sembra semplice ma non lo è. La digitalizzazione dei processi di una azienda agricola può comprendere prodotti e servizi integrati ma anche molto eterogenei, e copre ambiti che spaziano dall’Internet of Things alla data analytics, dalla analisi delle immagini satellitari al monitoraggio dei macchinari, dalla compliance normativa alla gestione aziendale in senso classico. Senza contare, poi, che nel tempo xFarm ha esteso il suo raggio d’azione dalle aziende agricole a industrie agroalimentari, contoterzisti, agronomi, cooperative e via dicendo. Nell’accezione più ampia del termine “agrifoodtech”.

Un fil rouge preciso comunque rimane, come evidenzia Cozzoli: “Il nostro obiettivo è governare una rete articolata di dati, che vengono acquisiti, organizzati, normalizzati e utilizzati come fondamento per applicazioni analitiche avanzate, sia predittive che prescrittive. In ultima analisi, la digitalizzazione consiste proprio nell’accumulare e valorizzare informazioni granulari, così da modellare e anticipare il comportamento dei sistemi agricoli”.

Questa proposizione, di approccio e tecnologica, sembra scontata perché è già stata applicata da tempo in molti ambiti, tanto business quanto consumer. Ma fa ancora fatica ad affermarsi nel comparto Agricoltura, che - conferma Cozzoli - “non ha ancora attraversato una fase di digitalizzazione diffusa e strutturale, come accaduto in altri comparti. Da questo punto di vista, rappresenta uno dei mercati con maggiore margine di crescita e trasformazione”.

Da dove viene questo ritardo? Un po’ pesa un problema anagrafico: l'agricoltore europeo ha mediamente dai 58 ai 62 anni, quindi non è scontato che sia aperto all'adozione di nuove tecnologie. Ma soprattutto digitalizzare una azienda agricola non è immediato: ha un impatto importante in termini di esperienza e comporta tracciare attività che spesso vengono svolte in contesti in cui le basi della digitalizzazione, come la banale connettività, nemmeno si possono dare per scontate. Così si capisce meglio il fatto che oggi solo il 15% circa delle aziende agricole è digitalizzato: un limite ma anche un'opportunità di mercato, perché la digitalizzazione prima o poi deve comunque “sbloccarsi”.

Nuovi imprenditori, stesso pragmatismo

“Con il progressivo ingresso delle nuove generazioni, in particolare della Gen Z, in ruoli chiave all’interno delle aziende agricole, ci si attende un’evoluzione significativa: l’agricoltura del futuro sarà sempre più basata su automazione, robotica e infrastrutture digitali integrate, in grado di supportare attività previsionali e gestionali in modo efficiente” - sottolinea Cozzoli.

Serve una piattaforma integrata che gestisca tutto questo e perciò, spiega Cozzoli“ci proponiamo come una soluzione integrata ‘all-in-one’, capace di accompagnare l’agricoltore lungo tutto il ciclo operativo, fornendo strumenti e servizi che rendano il lavoro quotidiano più semplice, efficiente e sostenibile”.

Molto più che in altri ambiti, però, in Agricoltura l’imprenditore-utente non ha certo voglia di diventare un esperto IT o di innovare per il gusto di farlo. Di conseguenza, la digitalizzazione deve da un lato portare velocemente benefici percepibili, dall’altro offrire una esperienza utente semplice. Il primo punto si affronta operando con pragmatismo e concretezza. Come ricorda Cozzoli: “Oggi molte soluzioni tecnologiche richiedono che sia l’utente ad adattarsi agli strumenti disponibili. Il nostro approccio è invece inverso: partiamo dai reali bisogni dell’agricoltore per individuare, all’interno dell’ecosistema informativo, i dati realmente utili a fornire una risposta concreta. Offrire risposte mirate, in modo semplice e immediato, è ciò che genera valore reale e tangibile”.

Semplificare un percorso di digitalizzazione che interviene su processi, come quelli agricoli, a loro volta articolati, dinamici e complessi richiede invece solidità tecnologica e capacità di dialogare con soluzioni di altri produttori. In questo senso xFarm ambisce a diventare “il sistema operativo dell’agricoltura digitale”, osserva Cozzoli, sottolineando l’importanza dell’apertura e dell’interoperabilità della piattaforma: “xFarm si integra nativamente con sistemi esterni – sia proprietari che di terze parti – tramite API RESTful e meccanismi di Single Sign-On (SSO), consentendo l’acquisizione automatica di dati di telemetria, parametri operativi dei macchinari agricoli, rilevazioni satellitari, misurazioni da sensori, FMIS e altre fonti eterogenee.”

l mercato di xFarm

xFarm ha una doppia anima italo-svizzera: il mercato principale è l’Italia ma ha sede ufficiale in Svizzera, dove si trova anche la parte di sviluppo legata all’IoT. Partendo dal Belpaese l’azienda ha iniziato un processo di internazionalizzazione, con presenza in molti altri Paesi, come Spagna, Francia, Germania, Polonia e più recentemente Brasile. xFarm registra la crescita maggiore, in questa fase, nei Paesi cosiddetti emergenti, dove tra l’altro la dimensione media delle aziende agricole è molto superiore: se in Italia parliamo di circa 11 ettari, in Brasile l’azienda media ha più di 50 ettari, ma ci sono anche moltissime realtà che gestiscono migliaia di ettari.

Il mercato di xFarm non è costituito solo da aziende agricole. Se queste sono un metaforico mercato business-to-consumer (o “business-to-farmer”, come dicono in xFarm), l’azienda ha più di recente adottato anche un modello B2B in cui la sua piattaforma viene adottata dalle grandi filiere: le supply chain dell’agroalimentare in cui il capo-filiera spinge i propri conferitori ad utilizzare le nuove tecnologie. Altri clienti B2B sono i produttori di macchinari agricoli, che decidono di affidarsi ad xFarm per sviluppare progetti di digital transformation, oppure i consorzi agroalimentari. xFarm porta avanti progetti di open innovation anche con player provenienti da altri settori, come quello assicurativo per esempio, con l’obiettivo di innovare l’agricoltura a 360 gradi.

Il ruolo tecnologico di AWS

La flessibilità architetturale della piattaforma xFarm deriva anche dal basarsi in larga parte sui servizi di AWS, sia per la parte fondante di immagazzinamento e gestione dei dati e di computing, sia per le funzioni di più alto livello dedicate alle componenti di analisi predittiva e prescrittiva. Il volume di dati in ballo è di tutto rispetto, perché xFarm conta come clienti circa mezzo milione di aziende agricole in tutto il mondo.

Tra gli sviluppi tecnologici più recenti, xFarm sta sperimentando l’utilizzo della GenAI per realizzare interfacce conversazionali: un potenziale punto di forza importante in un mercato dove l’utente-tipo non sempre può essere comodamente seduto davanti a un computer. La GenAI aiuta le piattaforme digitali ad essere più accessibili, ad esempio generando messaggi vocali che sintetizzano i parametri iperlocali relativi all’andamento dell’azienda agricola, oppure usando il linguaggio naturale per la compilazione e la validazione di report normativi.


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