Kraken sviluppa tecnologie e piattaforme che semplificano l’adozione e la gestione delle energie rinnovabili. E i cui benefici sono molto concreti, anche per le imprese.
La transizione energetica è sempre un argomento un po’ sofferto per le aziende italiane, che però stanno bene o male recependo un concetto chiave: la sostenibilità energetica dei processi aziendali, specie di quelli cosiddetti “hard to abate”, serve per migliorare la resilienza aziendale e il proprio profilo di rischio operativo. E poi - spiega Amir Orad, CEO di Kraken Technologies - il cammino verso la decarbonizzazione si va decisamente semplificando: “Oggi le tecnologie di base per la transizione energetica sono non solo disponibili, ma anche convenienti dal punto di vista economico”.
Buone notizie, quindi, ma la disponibilità di nuove tecnologie è condizione necessaria ma non sufficiente al concretizzarsi, poi, di una transizione energetica ad ampio spettro. Kraken su questo ha un punto di vista privilegiato, perché fornisce una piattaforma software che permette alle utility e ai gestori energetici di gestire tutto questo - e molto altro - per aspetti che spaziano dall’energy management alla fatturazione e al customer management.
Il tutto, con tra l’altro anche il vantaggio di essere un’azienda giovane: Kraken è nata nel 2016 come parte di Octopus Energy, da cui comunque ora opera in modo indipendente, e la sua piattaforma è concessa in licenza anche ad altre compagnie energetiche, tra cui ad esempio EDF Energy e E.ON Next. Grazie a questa “giovane età”, Kraken non ha subìto il peso della poca flessibilità delle vecchie tecnologie collegate alle rinnovabili: automazione, cloud, data analytics, Intelligenza Artificiale sono tra i componenti base del suo approccio tecnologico.
È anche grazie alla flessibilità abilitata da vendor come Kraken che gli operatori più innovativi sono in grado di presentare la transizione energetica come un processo, se non proprio semplice, quantomeno fluido. Ma basta ad affermare che il mercato in generale ha metaforicamente svoltato verso le rinnovabili? La questione, spiega Amir Orad, non è così semplice: “Le tecnologie sono sul mercato, hanno un costo corretto, sono facilmente accessibili. L’altro lato della medaglia è che la loro adozione non è omogenea, ogni nazione fa storia a sé. Anche se in generale la buona notizia è che in tutti i Paesi gli indicatori chiave sono in una costante crescita positiva: ogni anno ci sono più rinnovabili, più decarbonizzazione, più smart meter, più vetture elettriche”.
A favorire o a frenare l’affermazione della transizione energetica sono ovviamente molti fattori, tanto tecnologici quanto storici, infrastrutturali, anche politici. E ogni nazione ha davvero le sue peculiarità e i suoi contrasti, Italia compresa. Siamo una nazione dove, ad esempio, la diffusione delle rinnovabili e dei veicoli elettrici è inferiore ad altri Paesi europei, ma anche dove c’è una presenza quasi capillare degli smart meter, che sono una componente abilitante essenziale e che in altri Paesi tradizionalmente “green” sono ancora poco diffusi.
Quasi sempre chi affronta il tema della transizione energetica finisce per vederlo soprattutto come una questione di gestione ottimizzata delle fonti e dei consumi di energia. I due aspetti sono chiaramente collegati, e strettamente, ma Orad invita a mantenerli distinti: “L’obiettivo vero è avere fonti di energia a basso costo, non inquinanti e accessibili per chiunque. Per come sono fatte le fonti rinnovabili, però, sappiamo che i picchi nella disponibilità e nel consumo di energia possono essere completamente sfalsati, ed ecco che allora diventa necessario sviluppare nuove forme di energy management. Che quindi è un elemento critico, ma non l’obiettivo in sé”.
Anche in questo campo l’evoluzione tecnologica ha permesso di superare ostacoli che sino a qualche anno fa sembravano insormontabili e che avevano un importante impatto negativo sulla percezione delle energie rinnovabili e della loro usabilità, specie nelle imprese. La parola chiave principale, da questo punto di vista, è flessibilità. “Per una vera transizione energetica serve una estrema flessibilità nella gestione di un parco diversificato di sorgenti energetiche rinnovabili - ricorda Orad - e questo non è possibile senza una infrastruttura innovativa, che sia oltretutto in grado di evolvere con nuove funzioni di pari passo con le nuove tecnologie”.
Una infrastruttura di questo tipo deve avere anche un alto grado di automatismo, perché è fisicamente impossibile per gli operatori umani seguire e armonizzare la generazione, il trasporto e il consumo dell’energia. “È troppo complesso - sottolinea Orad - perché ci sono troppe variabili da considerare e ottimizzare: servono sistemi che lo facciano automaticamente per noi, in tempo reale. Dieci o anche cinque anni fa questo non era possibile, oggi invece lo è”. E questo, potenzialmente, cambia del tutto il modo in cui le imprese possono considerare i loro consumi energetici.
Storicamente, infatti, le imprese non hanno mai avuto incentivi a modulare i loro consumi energetici in modo granulare durante la giornata. Se la disponibilità di energia è costante nelle 24 ore e più in generale nel tempo, come è per le fonti non rinnovabili, anche i consumi vengono mantenuti mediamente costanti: è il profilo di utilizzo più efficiente.
Se però in questa equazione inseriamo la variabilità delle rinnovabili, le cose cambiano: le aziende possono essere incentivate a consumare di più quando l’energia costa meno - ad esempio durante il giorno, per l’energia solare - e se introduciamo anche elementi di digitalizzazione e automazione, il processo di modulazione dei consumi di energia può essere reso automatico. In uno scenario del genere i benefici sono per tutti, sottolinea Orad: “le aziende risparmiano, il tasso di decarbonizzazione aumenta, la rete energetica diventa più efficiente”.
La progressiva evoluzione di quello che potremmo chiamare il “backend” delle reti energetiche è un tema tecnologico, ad aumentare l’appeal delle fonti rinnovabili - e quindi della transizione energetica - per le imprese saranno considerazioni decisamente più concrete. “Siamo giusto all’inizio - commenta Orad - e le aziende possono non essere interessate agli aspetti teorici o tecnologici della transizione energetica, di sicuro però sono interessate a ridurre i loro costi energetici”.
Secondo le esperienze che Kraken ha sviluppato nei diversi Paesi in cui è presente, è proprio la percezione di questo collegamento, molto concreto, tra transizione energetica e gestione dei costi che “sblocca” la propensione delle imprese e dei cittadini verso l’innovazione. Nel Regno Unito, racconta come esempio Amir Orad, la ricarica notturna di oltre 300 mila vetture elettriche è stata (indirettamente) “affidata” dai loro proprietari alla piattaforma Kraken, che decide quando effettuarla in funzione dello stato della rete energetica. I proprietari non sanno cosa c’è dietro questa ricarica dinamica e nemmeno interessa loro, ma sanno che ricevono uno sconto sulla ricarica in cambio di questa flessibilità.
“Nel procedere verso la transizione energetica - conclude il CEO di Kraken - non dobbiamo aspettare, e nemmeno aspettarci, che tutti diventino esperti di energie rinnovabili, di tecnologie cloud o di Intelligenza Artificiale. Il nostro compito è fare in modo che sia semplice ottenere i benefici concreti collegati a un nuovo modo di vedere l’energia. Ed è a questo che, in definitiva, servono le tecnologie che continuiamo a sviluppare”.
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